Si è conclusa da poco l'edizione 2014 dell'International Design Festival di Berlino, il DMY. L'evento è stato un grande contenitore di idee e progetti innovativi rivolti non solo ai professionisti del settore, ma anche ad un grande pubblico internazionale e giovane che, anno dopo anno, perpetua l'immagine di Berlino come capitale dell'inventiva e dell'estro creativo. Non a caso, infatti, nel 2006 la città tedesca è stata insignita del titolo di Città del design dall'UNESCO; il premio ha valutato la città come un punto di riferimento per il design, la moda, l'arte, l'architettura e la musica.
Il DMY quest'anno ha presentato oltre settecento tra giovani ed affermati designer divisi in diverse sezioni quali new talent, social design, design schools. Un altro elemento chiave dell'esposizione è stato quello relativo alla ricerca dei materiali da parte delle università, dei designer e degli studi di fama internazionale, tutti professionisti che si sono incontrati proprio per quest'occasione dando vita ad eventi nell'evento, con conferenze e workshop di vario genere.
Anche la cornice dell'esposizione ha avuto il suo fascino particolare: come ogni anno, la sede del DMY è stata infatti a Tempelhof, nell'aeroporto non più operativo che si trova nell'omonimo quartiere, a sud della città. Il primo terminal, costruito nel 1927, ospitò personaggi famosi e politici durante gli anni Trenta. Poi la ricostruzione di Berlino, durante il periodo nazista, vide sorgere un nuovo terminal completato nel 1941. Dopo la guerra diventò una base strategica per gli americani che così facendo, impedirono alla DDR di prendere sotto controllo gran parte della città. Oggi la pista di atterraggio di Tempelhof è diventata il centro di un grande parco, mentre le strutture – hangar e teminal – si prestano alla perfezione ad eventi e manifestazioni di questo tipo.
Veniamo all'esposizione ed alcuni numeri. Abbiamo già parlato dei settecento designer provenienti da oltre trenta nazioni diverse, diciannove sono state invece le scuole internazionali di design che hanno esposto i propri prodotti e prototipi. L'area espositiva ha potuto godere di un'ampia superficie da allestire, consistita in due hangar, nonché di uno spazio in verticale non comune.
Come abbiamo potuto costatare direttamente con i nostri occhi, il DMY di quest'anno si è incentrato particolarmente sul tema dell'ecosostenibilità dei materiali, riuscendo comunque ad associare questa caratteristica ad oggetti d'arredamento dal design avvincente. Il legno è stato l'indiscusso protagonista della manifestazione, prendendo ogni forma possibile.
Comprare un mobile significa anche avere poi gli attrezzi per montarlo, partendo dalla base, come cacciavite e martello, per poi alle volte dover intervenire con qualcosa di più complicato, trapano in primis. Dado Shelf , presentato da Justin Allen, si monta con un solo strumento: le nostre mani. Infatti, attraverso giunzioni in legno gli scaffali ed i sostegni diventano ad incastro. Una soluzione che nasce dal bisogno di avere un mobilio pratico sia nell'utilizzo, sia nel montaggio.
Un altro oggetto che ci ha incuriosito molto è stato Shallowswing, un enorme seduta a forma di petalo. La struttura è in legno ed ha un rivestimento in tessuto. Le curve del telaio sono lavorate artigianalmente ed incollate a mano con un processo di laminazione. Abbiamo personalmente provato Shallowswing e la nostra impressione è stata quella di una solidità incredibile. La struttura, che rimane comunque leggera e stabile, offre l'opportunità di dondolarsi dolcemente come su una piacevole amaca.
Uniic è un'azienda che lavora abilmente con il legno e per il DMY hanno presentato un lavoro raffinato. Il tavolo si compone di due elementi: il piano d'appoggio ed il sostegno. Quest'ultimo, benché abbia una forma estremamente particolare, è stato ricavato da un solo blocco ligneo.
La superficie del tavolo regala quelle trame che solo il legno può dare. Poi l'imperfezione diventa stile, infatti alcune parti cave del legno sono state riempite da resina di quarzo.
La sedia è sempre un elemento caro a designer e architetti, l'artefice è stato in questo caso Ermanno Ferrari. Luigifilippo 0,1 è un elemento d'arredo estroso che rappresenta il collegamento tra uno stile antico e contemporaneo. La classica sedia italiana Luigi Filippo si trasforma per diventare altro, ma conservando la propria funzione. I materiali sono rigorosamente eco-friendly : legno d'abete rifinito con olio di cera naturale e laccato con finitura atossica.
Le sedie di Marta Alonso Yebra riservano tante sorprese perché da una forma così semplice si può ottenere un comodino, un portaoggetti o un portariviste. Ma non finisce qui.
Véronique Baer ha ideato la famiglia Bounce, sculture di gomma piuma che si trasformano in morbide e confortevoli sedute nel momento in cui qualcuno si siede.
L'effetto bounce è proprio questo. Mai viste sedie così, noi le abbiamo provate e le consigliamo vivamente per un salotto curioso e simpatico.
Gegenstand / Widerstand di Heide Dittmann è una seduta ricavata da un unico pezzo di legno lavorato singolarmente. Ogni articolo ha una parte inferiore leggermente convessa che consente una certa mobilità. Questi oggetti invitano a sedersi ed oscillare lentamente facendo leva sui piedi: una piacevole sensazione.
Street Food Kitchen di Anna Liesch è un progetto nato come tesi di laurea. Questo piano di lavoro da cucina trasportabile si riduce a tre livelli differenti, dove ogni fase di preparazione della ricetta diventa visibile: dalle verdure crude al piatto finito. L'estrema semplicità caratterizza questo prodotto innovativo e funzionale.
Room in a box è sicuramente il progetto che ha maggiormente catturato la nostra attenzione e che ci auguriamo di trattare ancora in seguito. Il letto in questione è stato pensato e progettato per le esigenze della generazione Y, sempre in movimento da un capo all'altro dell'Europa e non solo. Il letto ha una struttura creata interamente con cartone ondulato. All'inizio, eravamo molto sorpresi e soprattutto dubbiosi a riguardo, pensavamo che un letto del genere non potesse reggere il peso di una persona adulta. Avendo avuto la fortuna di provarlo, possiamo dire che non c'è stato pregiudizio più errato: la struttura è resistente ed inoltre comodissima per la nostra schiena.
Il concetto è quello di avere in una sola scatola tutta una camera da letto con comodini e luce annessa. Una scatola lunga e sottile dove si estrae il proprio letto come se fosse una fisarmonica. La soluzione è intelligente e soprattutto eco-friendly, cosa che ci piace ribadire ancora una volta e che dovrebbe divenire uno standard per i progetti del futuro, non solo una tendenza o una moda del momento.